domenica 12 aprile 2009

La giustizia di Dio nella Pasqua del terremoto

- da Il Corriere della Sera, 12 aprile 2009 -

Gentile Augias, la domenica delle Palme a L'Aquila centinaia di fedeli, cantando e pregando, in mano un ramoscello di ulivo, si sono recati in pellegrinaggio alla Madonna Fore, santuario di San Giuliano. Come la folla a Gerusalemme duemila anni fa, hanno gridato: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d'Israele!». Poi sono tornati a casa con la pace nel cuore. Durante la notte è arrivata la tragedia. Molti fedeli restano sconcertati. Non capiscono l'assenza di Dio. Ma la delusione deriva dal fatto d'avere di Dio un concetto sbagliato. Il Signore non frena i terremoti, non sceglie l'ora in cui arrivano, non calma gli uragani, né i vulcani; il Signore non fa miracoli, non salva un bambino e ne fa morire cento, non liquefa sangue rappreso. La fede in Dio può darci solo la forza di affrontare, qualora sia inevitabile, il dolore e le tragedie della vita. Chi crede in questo Dio, nel Signore che dà speranza, ma non fa miracoli neppure la domenica della Palme, non rischia delusioni.

Risponde Corrado Augias:
Questa lettera solleva ancora una volta un problema mai risolto che Leibniz battezzò "Teodicea", ovvero il problematico rapporto di Dio con la Giustizia e con il Male del mondo. Domanda terribile che affiora già nella Bibbia con la vicenda di Giobbe che, innocente, viene colpito da una serie di sciagure. Unde malum ? Da dove viene il Male, si chiedeva già Tertulliano aggiungendo che si trattava di una di quelle domande «che rendono le persone eretiche». La parola Teodicea venne coniata giustapponendo due lemmi greci Theos (Dio) e Dike (Giustizia). L'occasione fu l'evento tragico e grandioso che, il primo novembre 1755, colpì la città di Lisbona. Un terre e maremoto spaventoso devastò la capitale portoghese ma anche le coste settentrionali dell'Africa e perfino quelle di una parte dell'Europa. Un'onda alta più di dieci metri si abbatté su Lisbona uccidendo migliaia di persone; tra gli altri un gruppo di bambini che s'erano rifugiati sotto un grande crocifisso nella cattedrale. Il crocifisso si staccò dalla parete schiacciandoli. Per teologi e filosofi l'evento fu difficile da spiegare, Voltaire colse l'occasione per sferzare il sistema dell'ottimismo filosofico ( Candide ). Quanto al delicatissimo tema dei miracoli, un altro grande filosofo, Baruch Spinoza già nel XVII secolo aveva scritto ( Breve trattato su Dio ): «Dio, per farsi conoscere agli uomini, non può né deve usare parole o miracoli né alcuna altra cosa creata, ma solo se stesso». È un pregiudizio, concludeva il grande pensatore, sperare che Dio possa sospendere con un "miracolo" le leggi che egli stesso ha assegnato alla natura. Questa è, per chi crede, una visione adulta e coerente. Il resto è infantile superstizione.

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